Milano | dopo l'audizione dei curatori fallimentari di ligresti in regione
La posizione dei rappresentanti dei creditori è chiara: il centro scientifico si costruisce solo nel caso di un investimento più massiccio
Cascina Campazzo è tuttora su un terreno dei creditori delle società fallite di Salvatore Ligresti, ma il recupero edilizio in corso sta avvenendo a spese del Comune |
MILANO | Screzi sempre più ampi dividono Palazzo Marino e i curatori fallimentari di Imco, una delle società di Salvatore Ligresti che deteneva anche terreni, poi passati nella disponibilità delle banche creditrici. Al centro della disputa la costruzione del Cerba, l’istituto di ricerca scientifica contro il cancro presieduto dal professor Umberto Veronesi dello Ieo.
LA CONDIZIONI PER COSTRUIRE | A rigore di termini, a fine giugno scadrà l’accordo di programma con l’ente pubblico e, in mancanza di 92 milioni di oneri di urbanizzazione da girare alle casse del Comune, tutti i terreni nelle vicinanze dello spezzone sud di via Ripamonti torneranno al parco Sud. I curatori hanno parlato in Regione della necessità di un uno sconto del 60% della somma, da pagare poi a rate. Unicredit è la banca più coinvolta dalla faccenda, essendosi trovata con crediti non rimborsabili da parte della società di Ligresti per 180 milioni di euro. Ma la cifra totale è di 330 milioni. C’è poi la richiesta di dare il permesso alla costruzione di condomini in edilizia sociale nei dintorni del Cerba, con tanto di nuovo centro commerciale da 7mila metri quadri.
IL NODO DI CASCINA CAMPAZZO | Il «niet» su tutta la linea arriva per voce del vicesindaco Ada Lucia De Cesaris: «Qui non si tratta di fare generici richiami alla collaborazione o alla ragionevolezza – ha detto –, ma di intraprendere azioni per tutelare l'assai concreto interesse pubblico. I patti vanno rispettati e non è accettabile modificare un progetto scientifico, snaturandolo, con la previsione di housing sociale e, addirittura, di una media struttura di vendita, ossia un centro commerciale». Lo stesso Istituto europeo di oncologia venne costruito a suo tempo all'interno del parco Sud. Ma la reazione della giunta Pisapia va oltre, rievocando il fallito scambio tra Ligresti e Comune della cascina Campazzo, organizzato nel 2011 per evitare la demolizione della struttura agricola ancora funzionante e lo sfratto dei suoi residenti. «La scelta di negare la cascina Campazzo – ha sibilato De Cesaris –, uno dei riferimenti dell'agricoltura milanese e del parco Sud, al Comune, per la quale stiamo sostenendo anche i costi di messa in sicurezza, evidenzia l'indisponibilità a restituire al territorio milanese quanto per tanti anni quella proprietà ha tolto o negato alla città».
«SOLO SPECULAZIONE» |A rendere ancora più netta la posizione del vicesindaco ci ha pensato Franco D’Alfonso, assessore al Commercio: «Meglio avere meno volumetrie – ha spiegato – e rinunciare a progetti oggi non più sostenibili, piuttosto che autorizzare nuovi spazi commerciali che resterebbero vuoti e rappresenterebbero solo garanzia cartacea ad uso puramente finanziario e di nessuna utilità reale per la città». Secondo D’Alfonso i maggiori volumi edificabili chiesti dalle banche sarebbero quindi solo un modo improduttivo per immobilizzare capitali. D’altra parte nel comunicato dell’assessore si parla di Cerba già al passato: il «polo che doveva accogliere l’eccellenza della medicina e della ricerca scientifica a Milano».
Giovedì 13 giugno 2013