Redazione Online
MILANO | Quattro persone arrestate e sei ordini di custodia cautelare emessi sono il risultato dell’operazione «Black Eyes» della polizia locale del capoluogo. A essere smantellata è stata un’organizzazione che chiedeva soldi agli extracomunitari promettendo di sbrigare le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno. I capi di imputazione – associazione a delinquere, falso, truffa aggravata ai danni dello Stato – hanno colpito B. A., signora di 50 anni residente a Limbiate e R. L. U., 60enne di San Giuliano Milanese. Per gli stessi reati sono finiti in manette anche quattro senegalesi.
TUTTO PER UN PERMESSO | L’indagine, cominciata a inizio 2011, è coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Milano Ester Nocera. Al vertice dell’organizzazione c’era B. A. che, tramite i complici senegalesi, si metteva in contatto con immigrati extracomunitari residenti in Lombardia con l’intenzione di rimanere in Italia dopo la scadenza del permesso di soggiorno. La voce si era poi sparsa e alcuni erano venuti fin dalla Sardegna. La banda prometteva loro di occuparsi di ogni dettaglio burocratico: buste paga, modelli Cud, posizioni contributive Inps e documenti del ministero dell’Interno e della questura, bollettini postali e vaglia. Tutto era ovviamente falso e almeno 88 stranieri sono così stati ingannati, per un giro d’affari stimato intorno ai 160mila euro. «Ma le indagini sono tutt’ora in corso – ha dichiarato Tullio Mastrangelo, comandante della polizia locale – e siamo certi che le persone, truffati e clienti, con falsi permessi di soggiorno prodotti da questa organizzazione siano molte centinaia con un giro d’affari complessivo stimato in milioni di euro».
MODUS OPERANDI | Le indagini hanno preso il via grazie alle intercettazioni telefoniche. Era emerso che due stranieri, un albanese e un marocchino, avevano preso contatto con B. A. per avere Cud, buste paga e dichiarazioni di assunzioni per poter richiedere il rinnovo del titolo di soggiorno. La contrattazione li aveva portati ad accordarsi per un prezzo «di favore» che da 700 euro era sceso a 500. Da qui è venuto a galla un giro di documenti falsi e truffe iniziato probabilmente nel 2001 e cresciuto negli anni, adattandosi e approfittando delle variazioni nella legislazione sugli stranieri in Italia, come la sanatoria del 2009 e il decreto flussi del 2011. L’intera pratica poteva costare oltre 3mila euro a persona. In particolare, B.A. prometteva assunzioni come badanti o colf millantando una rete di relazioni con anziane o disabili e produceva false attestazioni di lavoro. R.L.U., il complice italiano, si fingeva un agente della polizia e aveva allestito un ufficio che dichiarava essere collegato alla questura a San Donato. Al suo interno, l’uomo faceva la sua parte nella farsa prendendo le impronte digitali degli extracomunitari e addirittura rilasciando le ricevute in cambio dei pagamenti.
Sabato 2 febbraio 2013
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